martedì 9 ottobre 2018

Nicolò Vignatavan - Vignatavan attraverso la placca europea, ed. 2018

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PREFAZIONE





In quest’opera in 5 Atti, scritta in versi liberi, endecasillabi e settenari, il “protagonista-io narrante” attraversa le diverse epoche della storia terrestre ed umana, in particolare di quella europea, incontrando alcuni personaggi significativi di ogni periodo e raccontando il corso degli eventi attraverso dialoghi e monologhi.
La narrazione inizia a partire dai primi eoni geologici terrestri e termina in un ipotetico futuro marziano, seguendo un articolato percorso attraverso la preistoria, l’età antica, l’età medievale, l’età moderna ed, infine, quella contemporanea.
La lingua utilizzata per la stesura scritta è l’italiano (con l’uso in alcuni brevi versi del francese, del russo in alfabeto occidentale e dello spagnolo); l’inglese viene usato, interamente, nell’”Atto 4, parte 1” e nell’”Atto 3, parte 2”.



Finalista al "Premio internazionale Salvatore Quasimodo 2018", l'opera si è classificata seconda.


The composition, written in rhymes, (free verses, hendecasyllabes and septenaries), in Dantean italian and Eliotan-Shakespearean english language, is divided into 5 Acts: in each Act the protagonist goes through a different age of human history, in particular of the European one, describing its characteristics and meeting the famous people of that time, through dialogues and monologues.



Finalist at the "Quasimodo international prize 2018", he was ranked second.

Versione completa in pdf: https://drive.google.com/drive/folders/1LvQ5e0xbbZZ4T62-F7Mu1ErKJFlVtIYm?usp=sharing










VIGNATAVAN ATTRAVERSO LA PLACCA EUROPEA                                
                                               
Testo di / Written by: Nicolò Vignatavan
                                                                                                    





Atto 1: dall’Adeano all’età dei metalli            
(Super)eone Adeano - eone Fanerozoico fino all’età preistorica. Versi liberi. 1mo schema metrico: AA BB -»

                                                                                                                                                                                    




Adeano allo scoccar della doppia cifra,                                                        
per quel che la mia mente al momento decifra,






sebben che lo scriver alla verità troppo non offra
e la mia mente al troppo ricordar poi soffra.






Più in là, poi, in archè tanto caro agli Anassi,
mi chiesi a che pro questi veloci passi…






eran per le prime forme di vita sviluppatesi tra i massi,
ma vidi un’enorme palla di neve, prima che il viaggio continuassi.







Tra fiere selvagge, infin fui, giù nel Fanerozoico,
nella cui terza età ebbi dinnanzi sauridi che non ti dico,






ma cadde un asteroide, quando pensai d’aver raggiunto di Creta il lido,
ipotesi di cui, ancor oggi, non mi fido.






Mi ritrovai stremato, a terraferma, in Pangea,
originata da un’antica Vaalle, dopo aver effettuato l’ardita traversata egea.






Quando fu Eurasia, da sud ci fu una forte migrazione,                                
che ancor oggi può servirci da lezione…






poi un’altra ancora, rinnovata nell’intenzione
di esseri umani che la pietra preser in adozione.






Dal deserto del nord, a Gerico, alla lavorazione dei metalli come abilità,
infin che le sponde mediterranee furon centro di ogni attività.  







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Atto 2: dall’Antico Egitto alla storia moderna
Età antica -  età medievale -  età moderna. Versi liberi. 2ndo schema metrico: ABABB CDCDD -»






In cielo, Ra, col sole a mezzogiorno sul Nilo,
attirò Giove nel segno del leone,
fondendosi con Amon, che gli chiedette asilo,
come un nucleo che assorbe un proprio muone,
infin che i loro nomi furon uniti in addizione.







Dall’aldilà la connessione in Giza con le necropoli,
attraverso le corna di Hathor, oltre i Cesari, al piede del monte,
intrecciate come i tre fiumi simbolo di una futura metropoli,
mi diede l’idea che con il nord in quell’istante vi fu un metaforico ponte,
che abbagliò la luce di Ramses II, ma di cui Cleopatra oscurò l’orizzonte.   
                                                 



         

                                                            
Più tardi il Dio del cielo, dinnanzi
alla vetta dei giochi fece delle isole una macedonia,
in cui l’oscuro poeta ambientò i suoi romanzi
e da cui il Grande fece delle terre del Buddha colonia,
per poi morir giovane in Babilonia. 






Vidi Fidia il maestro abbellire la città-stato,
le Termopili darle un’alleanza insperata, Pericle regalarle democrazia,
e i dotti filosofi, dipinti nella scuola dall’artista tanto acclamato,
del venerando e del solitario evolvere il pensiero via via,
trasmettendo da maestro a discepolo la dotta teoria.





Ad est il cugino del re che davanti al piè veloce
si inginocchiò per il migliore dei suoi cento figli
diede alla luce il pio che, alla pari dell’astuto dal sofocleo destino atroce,
approdò a diversi spigolosi scogli
e che gli dei proclamarono fondatore, annunciandoglielo tra i non svegli.





Poi furon sette come i colli, Tarquini gli ultimi…
Fu, poi, repubblica, che agli Scipioni riservò Cartago,
infin che il Divus Iulius ottenne in Europa poteri massimi,
col numero perfetto, in alleanza ed in parola mago
e di cui il padre dell’orazione, anfibolicamente, lodò l’imago.





Il pronipote donò pace, suo genero bellezza, il maestro del sommo poesia,
ma il neonato impero non rimase integro in eterno,                                     
minato dall’allievo dello stoico, dall’amante dei cavalli e dalla sua malattia,
poi l’anarchia militare e le guerre civili segnarono di quel tempo l’inverno,
prima di Costantino, poi fu declino per mano dei popoli barbari all’esterno.





Nel frattempo gli insegnamenti del figlio di Dio d’Israele
si diffusero ad ovest per mano di Paolo e Luca,
ad est La Mecca diede i natali al profeta di Allah, ad ogni suo fedele
ed ai primi califfati ch’ebber sorte caduca,
infin che al passaggio omayyade-abbaside la storia ci conduca.





Prima simbolica, l’arte cristina da romanica divenne gotica,
tra vetrate e pinnacoli d’oltralpe
e nel bel paese la bellezza fu unica,
in onor del fratel degli animali e della sua espiazione delle colpe,
del fior fiorentino e della futura madonnina che guarda l’alpe.





Oltre gli Urali, il più vasto impero si divise nei quattro Khanati
e l’Orda colorata conquistò la madre della terra,
raggruppando i territori non allineati…
in Cina la dinastia straniera fu respinta oltre il muro guerra dopo guerra,
ridimensionando l’uom che il colpo di frusta da cavallo sferra.                 





A nord del Mediterraneo, dopo la riunione europea svolta dal manzoniano,
la creazione di città-porti, città-stato e croci armate,
a cui partecipò del sommo fiorentino un antesignano,
l’ombre del periodo buio dall’umanesimo furon fermate
e le velleità di grandezza di Bisanzio, a causa di Barbarossa, abbandonate. 





Chiare, fresche e dolci acque sentii suonare e del principe di follia l’elogio,
poi il Magnifico che di liriche l’intera penisola stava per abbagliare,
quando di scoperte segnò il tempo l’orologio,
sol dopo che il nord di rosso sangue d’Arco e di rose si dovette abbeverare,
infin che il continente del color della Rinascita si potè dorare.   





Ad est i due portoghesi raggiunsero la doppia estremità sudafricana,
mirando ai poli dei tre veneziani;
a ponente, Colombo, attraversando l’Oceano, diede prova d’origin italiana,
ma fu Vespucci, tardo, che diede il nome ai lidi americani…                  
poi il navigator del quinto Carlo col tondo giro sancì della storia il domani.





Nelle arti il genio universale fu pittore di mirabili sguardi femminili,
di anatomia e volo innovatore e maestro,
provocando dell’Angel le incomprensioni più giovanili,
il quale, delle sue forme, Roma ornò con estro
e che con l’urbinate gareggiò per esser del pennello l’astro.





Studio degli astri al quale ivi diede visione moderna Copernico,
che opponendosi alla teoria dei cieli esterni
fece del globo rivoluzione e i suoi tempi li scandì Tico,
mentre l’eroico determinò le pluralità ai contorni,
poi Keplero i fuochi e Galileo satelliti e stelle in Via e dintorni.





Ad oriente ecco, ora, che il Terribile raduna le Russie,
ecco che ai Ming è poco favorevole la Natura
e che di Solimano di splendor vengono esaudite le bramosie…
qui, invece, le tesi del teologo minano della Chiesa la struttura
e gli spagnoli con gli aranci e Montezuma vivono un’aspra rottura…





Le mie orecchie udiron, poi, risuonar quattro corde                              
e la mia pelle viver quattro stagioni,
i miei occhi veder figure di medici dal rapporto col denaro discorde
e poi legger del padre drammaturgo amori e complicazioni,
ma fu il Caravaggio che più mi stupì, tra conversioni e crocefissioni.





In quel secolo in letture filosofiche mi immersi:
dall’etico dall’occhio geometrico caro all’analitico,
all’empirista dai rapporti con la Ragione controversi,
fino al francese che delle scienze cartesiane fu critico,
ma ad Hannover preferii fermarmi, dal maestro magistrato e logico.





Nel nord Europa mi accecò un sole adolescente,
ma fu risalendo ancora che vissi eventi unici,
dal condottiero che sfidò la monarchia con metodo avvolgente
fino alle scienze: vidi, dopo Bacone e i suoi amici,
cader la mela sul capo del Fisico studioso di gravitazione e sue appendici.





Nel frattempo, gli svedesi, sotto assedio, persero terreno
e la situazione in Polonia fu contorta;
il Sacro impero con il regno di Prussia uscì di seno
e a sud del Porto i fenomeni naturali presero una piega storta,                  
ma or ora ecco che, quasi, dal moderno al contemporaneo la storia ci porta.







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Atto 3, parte 1: dai celebri condottieri al Romanticismo
Età contemporanea,’700, finale, ingresso nell’’800. Versi liberi. 3rzo schema metrico: AAA BBB -»







Sulla costa del nuovo mondo il the inglese andò di traverso;
il beniamino di casa diede ai fulmini inglesi un rapido cambio di verso
ed il generale fondatore segnò per i suoi un destino diverso.







Verrà, poi, il mandato del firmatario della dichiarazione,
anch’egli raffigurato in viso per una futura generazione,
ma, ecco, che nel mese giulio i cittadini francesi sviluppano la loro azione.





La declaration des droits de l’homme et du citoyen fu allora per iscritto,
con il contributo del primo eroe dei due mondi, or così descritto,
poi, da nord: «Vive Danton, vive Robespierre», alle mie orecchie dritto!





Fu regime, terrore, leggi speciali, ma anche idealismo sociale,
per poi arrivare alla costituzione di un direttorio baricentrale,
infin che arrivò lo spirito del mondo a cavallo e il suo arsenale.





La filosofia, in quei periodi, diede al mondo le idee più mirabili,
sistematizzate dal tedesco dai pensieri inarrivabili,
anticipato da Critiche dall’odierno lembo russo, per valore accostabili.





In Francia, parole come dizionario ed enciclopedia divenner punti cardinali,
per indirizzare i vapori europei e dare ad operai spilli, a mongolfiere ali,         
a drammaturghi dolori, a compositor suono ai flauti, a chimici idee speciali.





In larga scala, fu questo un secolo d’avventure,
di scoperte nelle estremità occidentali delle estese pianure
e a nord, dove un evangelista rese le notti men scure.





Più a est, la mascolinità al potere lasciò spazio al gentil sesso,
da Maria Teresa all’imperatrice russa, subentrata al marito e al suo decesso
e nell’oltralpe del lusso alla ghigliottina genuflesso.





A quel punto, ecco che, munito di Codice, Napoleone incoronato,
dal bagliore delle spiagge accecato,
ripiegò in terra ceca, convinto che il lembo orientale avesse afferrato.





Ma lo spettro dell’eroe dal mal di mare dalla sua mente non tolse le tende,
quando, primo tra i senza baffi, dalla Madre prese sgridate tremende,
come un figlio infreddolito che, espulso da casa, la cena attende.            





Voyna i mir, takim obrazom etot period byla opredelena Lev Tolstoj,
guerra che condusse alla rovina dei francesi suoi:
un’Elba divenuta tramonto inglese che scortò l’Europa ai viennesi corridoi.





Nel sud delle Americhe, gli spagnoli furon, ormai indeboliti,
dai gritos de independencia e de dolores definitivamente storditi,
‘chè il Bolivar el hombre de America divenne, per i suoi enormi contributi.





Ma è in Italia che a breve mi fermai,
a contemplare il Risorgimento torinese e quel Milanese, non di meno, assai,
scendendo da nord, dopo i belgi festeggiamenti con bandiere e calamai.





Una giovine Italia si muoveva a gattoni dal basso verso l’unità
e l’eroe dei due mondi, per un’azione futura, aumentava la sua popolarità,
per la quale colò bronzo da New York a Genova per un’eterna immortalità.





Corna, spada e tavolozza, religione a teatro:
queste furon, per il futuro liceale, le armi morali in baricentro
e di una speranza nazionale il sangue e l’inchiostro.





«O Europa quarantottina, cardine dei moti a luogo,
che per la libertà i restauratori misi al giogo,
in lombardia, in cinque giornate, nell’odierno capoluogo,





un secolo dopo riproponi lo stesso scenario per la borghesia od il capitale?
nel raro giorno in cui la Pasqua muove, dopo il primo plenilunio stagionale,
quando le forze USA fermarono la nostra nefasta deriva connazionale.»





Forze atlantiste indebolite da una guerra fratricida                                 
iniziata quando il bel paese si radunò sotto una sol guida,
guerra per cui la questione della schiavitù rappresentò la più grande sfida.





L’oratore, padre di molti, proclamò l’emancipazione dai padroni,
nel mezzo di aspirazioni di secessione e colpi di cannoni,
ma fu un Brutale colpo di pistola a fargli rassegnare dalla vita le dimissioni.





Il problema delle colonie, più che in ogni altro periodo storico,
fu allor centrale, lungo l’intera crosta terrestre, in modo cronico:
un imperialismo espansivo sul mondo come nel torace il gettito sistolico.





La Bretagna divenne grande e vittoriosa, in India e dominions, per tempo,
grazie alla trisavola della seconda Elisabetta, in ogni campo                 
e quando il quinto Giorgio ad altri imperi per estension non lasciò scampo.





Se gli inglesi dei coloni fecer cittadini,
gli spagnoli della casa di Dio voller farli inquilini,
‘chè sol di Filippo II e del nipote la vedova i nomi iberici ebber nei destini.





Il gallo al porto rimase senza ossigeno, colpito al polmone da una pietra,
poco prima che i francesi furon a sud di Tunisi, dove la terra ferma arretra
e più in là fin nel Morocco, dove Ulisse e i suoi frati ebber sorte tetra.





In filosofia il caldo verdeoro lasciò spazio
al freddo esistenzialista, soggetto del femminil screzio,
anticipato dal padre dei poeti tedeschi e dal suo giovanil strazio.





Sempre in terra teutonica apparve, poi, il famoso Carlo,
che, scomparso l’ideale, non in ciel, ma in terra decise di cercarlo
e con il Manifesto si propose, infin, di realizzarlo.





Scritti d’alta politica, ma or pure popolari:                                                
tre opere che i componimenti italiani resero al mondo tanto cari,
spartiti usciti dalla penna del maestro del Conservatorio e dai suoi breviari.





“Libiamo ne’ lieti calici, che la bellezza infiora”
riecheggerà fin a Modena e nei lidi greci, ancora
per figlio d’oronero che d’isole Di Capr’e Montecristo tr’ossa creò dimora.





Il pentagramma scandì, tempo prima, la vita di Donizetti,
poi, quella dell’acconciatore di barba e baffetti
e quella del viennese della cui sordità son scure le cause ma certi gli effetti.





Ecco, allor, che nella scena irruppe, al galoppo, Dioniso,
portatore di un tema nordico-medievale al tempo inviso
che lasciò l’amico filosofo estasiato e contrariato e l’apparato critico diviso.





Estasi cruccio di un pensatore
rilevante in questi passaggi, d’Occidente accusatore,
e del metodo per il tragitto dalla volontà leopardiana al Nirvana ideatore.
                        



                                                                                          
Umiltà e buona volontà il destino riservò ai personaggi di quei tempi,
dal lago di Como, fin oltre Manica, in fabbrica tra gli stampi
e, poi, nel sottosuolo russo, dove l’autocoscienza ebbe risvolti più ampi.





Nel nuovo mondo, poetica e prosa, come del DNA le eliche
si alternarono in un’avventura, tra fiumi, mari e nature idilliache,
tant’è ch’anch’io mi cimentai, in onor dell’universo, a mo’ di dediche.







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Atto 3, parte 2: “Azzurro is the color”
Età contemporanea,‘800. Versi liberi. 3rzo schema metrico: AAA BBB -»







Cielo azzurro: Running along this green meadow
embraces me a light blue sky, world window...
my deeds will be seen from friends’eyes and c(l)ro(u)wd(s);





lucid mind, eyes on the horizon, fast pace...
my feet in contact with the earth, with dew my face,
from old to new world, I’ll show you the best place.





But, now, a music resounds in the distance...
harp strings are stretched and some girls do a dance
following their rhythm and frequence.





Running along this green meadow                                                             
embraces me a light blue sky, world window...
my deeds will be seen from friends’eyes and c(l)ro(u)wd(s).





Azzurro is the color, background for the future rainbow;
the storm is over, even the snow.
Soon the bell will sound and will begin the show.







From an atom to Shapley supercluster,
to Paradise through Hell center,
our way will no longer be gray and bitter.





A ball, now, quickly rolls on the field...
the Sagittarius arrow indicates me the direction over the peaks cold;
it will rise over there, where hope will turn the metal into gold.





Running along this green meadow
embraces me a light blue sky, world window...
my deeds will be seen from friends’eyes and c(l)ro(u)wd(s).






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Atto 3, parte 3: entrando nel secolo breve
Età contemporanea,’800, finale. Versi liberi. 3rzo schema metrico: AAA BBB -»







Impressioni, al levar del sole, da me percepite in quel momento,
le stesse che mossero i polsi ed indirizzarono il parigino accento,
tra profumi di fiori, veleni ed un antico abbigliamento.





Fugitif en France, Je me ai fait voyant,                                                      
grace à mon ami poète et a son enseignement,
dans un train avec des poches cassées à la gare fermant.





Tra vocazione e conflitto spirituale,
il nord Europa si raffigurò nel pittor dal taglio d’orizzonte non accidentale,
tra grano e corvi...e nel norvegese dell’illusione sociale.






Allor nel mar del secolo breve il fiume della vita
mi volle trasportar senza guida assistita,
ma io nuotai e ne uscii, finchè la mia richiesta fu esaudita:






non più la draisina o la locomotiva,
bensì una moto ed infin un’autovettura di tedesca inventiva,
per sfrecciare nella luminosa notte di lavoro estiva.







Che l’ultimo girone di secolo compiuto
fu, in scala, un terremoto per l’umana specie, in termine es-soluto,
all’imbocco me lo sussurrò un italiano, temendone l’accaduto





e, ancor prima, il naturalista britannico,
teorico dello scontro tra distinte nature che ormai pareva antico
e che, dopo le cancellerie di ferro, fu causa di conflitto bellico.





Dopo aver letto aforismi di selvatica potenza,                                           
ora un canto risveglia la mia penna da tempo in quiescenza
e così scrivo, dopo aver fatto del donnaiolo conoscenza.






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Atto 4, parte 1: “Walking in the city”
Età contemporanea, inizio‘900. Versi liberi. 4rto schema metrico: AAAA BBBB -»






I walk the city, between a rain of questions and a fog of answers...
an electron gone crazy on the ring like a gangster,
running away from the historical center and its archers,
«You’ll get over it!»: to the policeman observer.





I dive right into town harder than Ed’s ten thousand rocks,
but, now, race is suspended: smog makes negative the feedback.
Here, the eulogy of Pindar is contrary: a twisted flashback...
Transition from ultraviolet to infrared makes me sick.





I walk the city, between a rain of questions and a fog of answers...
I walk the city, between a crossroad of flames and a couple of firefighters,
who are working between a rain of questions and a fog of answers,
running away from the historical center and its supermarkers.





A simple countryside background turns into a more complex city,       
like a flute that becomes clarinet and then oboe at the university,
a low blow to the golden age of society,
Trampled by individualism and notoriety.





I dive right into town faster than sound of sirens;
a meaning becomes significant in pars destruens.
I dive right into the river of city faster than the sword of a discens:
an homo sapiens, who, drowning, becomes an homo sapiens-sapiens.






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Atto 4, parte 2: tra le guerre mondiali
Età contemporanea,‘900, prima metà. Versi liberi. 4rto schema metrico: AAAA BBBB -»







Salutato Prufrock, ben presto la sfera della stilo
si trasformò in pallottola serba ed in un rovescio francese d’aereo profilo,
che sfociò nel conflitto tra galli e germani, che nelle verdi terre trovò asilo
e nella dipartita ad est dei russi, che dell’intera trama mi fece perdere il filo.





Un treno elvetico riportò in patria il padre bolscevico,
che quand’in ciel l’ariete al tor da spazio, le tesi pubblicò contro il nemico
e, quando autunno arrivò, la rivoluzione prese un poter che non vi dico,
riorganizzando, in toto, l’apparato dell’ultimo Zar e del suo ideale antico.





L’internazionalista ecco che su tela bianca colora di rosso,
ma in litorussia si sancisce la segmentazione degli stati a lui ridosso
e, seguentemente, si troverà ad affrontare il più alto dosso:
la rivoluzione permanente cederà in un sol paese al socialismo ortodosso.





L’ingresso nel conflitto dei soldati con stelle e strisce sul petto
lasciò presagire per gli imperi centrali un Caporetto,
divenuto certezza quando gli ottomani sfidaron Lorenzo e il suo gruppetto
e i sovranismi nazionali, infin, fecero alla vecchia alleanza gran dispetto.







Dai colori di Weimar al braccio teso ariano il passo ora è breve,
breve come, nel frattempo, la vita del poeta russo dalle lunghe leve,
che infin perdona il collega che troppa vodka beve,
quando da dodici amici un sol rimase a cui dar ultime parol di massa greve.





Quest’ultima, con la “M” maiuscola,                                                    
fu tanto cara alla mente tedesca di cui, oggi, il gran valor ancor si calcola
alla ricerca di un ponte per il raggiungimento di una stella,
che lo Spazio tra due Tempi ancora ostacola.





Rimanendo nel settore, allor tra le figure geometriche la sfera prese piede,
dal cuoio d’India ai piedi degli zebrati alunni che sott’alpi han la sede
e, poi, si scoprirà un Pozzo di scienza calcistica, dopo’l Vate, d’alpina fede
che con Meazza, per il doppio oro, al tavolo dei record, or ora, siede.





Ad est, al contrario, la sfera fu in quel periodo
un sol levante che mise a nudo conflitti pesanti oltremodo
in Manciuria e lungo il suo confine scomodo,
la cui occupazion futura inserì nella storia orientale il più profondo chiodo.





Gli Stati Uniti cedettero ad una devastante depressione,
che di scovar l’uom dalla grossa testa fu, forse, l’occasione
e per cui l’architetto organico propose per l’edilizia una sostenibil visione,
ma ora ecco che il globo si prepara ad un tempo di tremenda distruzione.





Fermi tutti! Con voi che leggete ed udite devo esser franco:
questa è la pagina più nera della storia che sta a noi a fianco,
tra fissioni d’atom e deportazioni, anche se nel ricordar son triste e stanco
devo narrarne, com’alber fiorito, che non può nasconder il marcio tronco.  





Il governo tedesco con in mano una Molotov mirò la Polonia
ed il lampo oltre Maginot fu per i nemici una bieca epifania,
poco prima che’l duce fondatore dell’impero gettò gli italiani nell’insonnia,
ma ecco che ad est le intenzion si rivolgono, per malinconia di monotonia.





Sì, marcian i soldati...sì, marcian verso il fronte...
sì, marcian i soldati...prim l’elmetto, poi’l berretto sulla fronte,
per affrontare il freddo grado che con l’Europa fa ponte,
ma lor aspetta la sconfitta, sotto la statua alta come un monte.






Lo scenario allor mutò, tra liberazione e resistenza:
De Gaulle e Churchill, nell’ora più buia, regalaron una nuova adolescenza
all’Europa allorchè il terzo Reich bruciò l’ultime volontà di potenza,  
infin che il bunker fu scenario dell’ultima violenza.       





Violenza che fu nipponica nelle isole a levante,
che fece piegare il capo di mezzo oriente e a Berlino del figlio volante,
che, via mare, cinquantasei volte penetrò e fu respinta, barcollante,
che venne sedata da un abbagliante bagliore accecante...





Alla sbarra siedon ora, mani giunte, sguardi in croce,
alla sbarra siedon ora, si sussurra a bassa voce...
uno in fondo, lungo e chino, sul suo viso un riso atroce,
vola basso...a breve vita del veleno lo conduce. 






Non violenza or mi conduce verso il golfo del Bengala;
voci inglesi che mi dicon: «Per le caste lunga scala!»,
ma ecco la grande anima, che agli attivisti farà scuola:
l’indipendenza tanto invoca e poi l’ottien e l’ultimo respir esala.





«E’ là il traguardo, compagno», allor sentii, «l’ultimo forte respiro!»
Le mie montagne davanti, qui il Calamaio e la biro,
la Costituzione più bella del mondo che ancor oggi ammiro
e una bottiglia d’acqua in cui scioglier i partiti, tra Tour e Giro.           





Il gesto meritava una medaglia di Coubertin alla pari di Monti
e del maratoneta cecoslovacco che, pian piano, ai freddi orizzonti,
così come il dolce pugile, condusse i vecchi record sul viale dei tramonti...
quest’ultimo Hemingway ammirò, prima dell’addio alle armi dei racconti.







Ma or ecco che soffia un nuovo vento europeo,
degli Schuman, degli Adenauer, che dell’ideale furon l’apogeo,
che oggi par tenue e minuto, come sul viso di una vecchia amata un neo
e che pare dormir tra le braccia del fratello di Morfeo.





Che dir poi di quel che accadde a Cuba,
dove l’uom fedel al comune e alla barba
pronunciò la famosa sillaba,
finchè della fredda guerra mezzogiorno diven l’alba





e, in seguito, di mezzi a due ruote fu collezionista,
come di Vittorie italiane d’Oscar il cineasta,
e di vittorie pur d’amore Marlo Antonio, l’anticonformista,                  
che, infin, dell’apocalisse diverrà protagonista.






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Atto 4, parte 3: l’incontro con il cantautore britannico
Età contemporanea,‘900, anni 60. Versi liberi, endecasillabi, settenari. 4rto schema metrico: AAAA BBBB-»





Quando metà del cerchio ebbi percorso,
che, da tempo, in musicalità più non ero incorso,
tra le rocce rotolanti alto uom vidi dalla popolarità rincorso,
che parea dalia bianca invernale, con la chitarra sul torso.





Elvis lo chiamavano e accanto a lui siedeva di Liverpool il cantautore,
dai tondi occhiali e d’Oriente adoratore.
Quest’ultimo mi si avvicinò e così parlò: «Io voglio esserti anticipatore
della sorte di questo decennio, poichè del dubbio mi pari abitatore.





In lingua inglese or ti parlo e canto:
la mia lingua, che in madrepatria per la prosa fu del mondo incanto,
che ben presto in slang trasmutò, nel nuovo mondo, per trapianto
che ora in Vietnam vuol imporsi, motivo per cui vedi sul mio viso il pianto.





Verrà un tempo in cui il dollaro allo spazio
e non più alle bombe presterà servizio:
dell’irlandese sarà la redenzione e delle missioni lunari l’inizio,             
com’Ammasso che si espande, abbandonando dei Vuoti il vizio.





Ma non sol la guerra, che d’Alì e da qui echi produce
e che al cacciator ed al supremo pugile ferite induce...
ora oltre Europa anche un muro, che la collaborazione riduce
e che, non distante, al sacrificio con il fuoco un giovane conduce!»





Allontanatosi, col piede perno,
(qui in endecasillabi lo esterno)
questo mi ricordò l’ancor odierno
verde record e il re del calcio eterno.





Dieci sillabe e l’accento, in onor del numero sulla sua maglia
e delle dieci centinaia di gol, di quella soglia...
or però torno al verso plurisillabo, a questa taglia,
che di contenuti e prosa e non di metrica questa storia sarà figlia.





Sol qui faccio eccezione,
(settenario in azione)
per i settanta, entrandone,
per codesta frazione.






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Atto 4, parte 4: l’incontro con il premio Nobel italiano
Età contemporanea,‘900, anni 70. Versi liberi. 4rto schema metrico: AAAA BBBB -»







Ecco gli anni settanta, tra dritti e rovesci dello svedese
che l’ultima coppa alzerà a braccia distese                                              
l’anno in cui i suoi colori faran paura alle difese,
per la prima volta sul petto del Pibe de Oro, nel suo paese...







«Tu che di cloro e sciolina, di ossigeno e Mercuryo,
dei record di Spitz e Stenmark, per lor ricordo augurio,
or, in questi anni scrivi, affinchè non diventi spurio,
in verso libero, com’io faccio, contro il poetar serio,





non ti dimenticar della riviera tua, dei gialli limoni, degli specchi d’acqua!
Io di Zena sono originario, là dove obliqua
la costa diventa e prosegue, al mar propinqua,
fino ai lidi ove la schiuma le lacrime del Foscol ancor risciacqua.»







Così il poeta mi fermò, in questo modo argomentando
e, vedendomi assorto, continuò, quasi cantando:
«La Liguria nostra, rammenta» e il tono aulico si fece da blando,
«l’Italia e l’Europa andran fin al tuo secolo via via ammirando,





per fama di santi e ancor più di cantautori,                                                
di sale, di mare, di rivi, di Cogo e i suoi colori.
Ma il premio mio lor non avranno, sebben creditori,
per l’union di musica a parole, per error degli svedesi senatori.»





Finito di parlare si adombrò, tra pini marittimi,
così come finì il settimo decennio, in pochi attimi,
così irripetibili, così sublimi,
veloci come i morsi del cannibale, tra colli altissimi.






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Atto 4, parte 5: l’incontro con i grandi atleti americani
Età contemporanea,‘900, anni 80. Versi liberi. 4rto schema metrico: AAAA BBBB -»





Di Bene in meglio, in onor della macchina attoriale,
io, con i sensi amplificati, in maniera accidentale,
da lontano allora scorsi, al fondo di strada rurale
all’orizzonte due atleti volare, che parean muniti d’ale.





L’un volgeva il capo al cielo, l’altro l’asfalto radeva:
tanto più uno con il braccio creava leva,
tanto più l’altro veloce correva,
‘chè, Magicamente, dei vari record più nulla rimaneva.





Come vento di tornado d’Alabama,
del secondo, in un baleno, ebbi davanti la sagoma,                                   
velocemente, come desiderio di parlare chiama
chi di dar notizia ha particolare brama.





«In questi anni», cominciò, «di cento metri in cento metri
mi presentai alla partenza ed ai suoi nastri...
l’or per me fu fuso a litri
e la storia dello sport mi collocò nei suoi registri.





Un giorno, poi, di velocità umana
il limite superai, tanto che il ghepardo d’origin africana
e il suo scettro non furon più alla lontana.
Ma com’io credo, o anima italiana,





se tu sei del nuovo millenio, saprai
che di me arrivò un uomo più veloce assai:
un fulmine così giallo non fu visto mai!
Ma ora devo andare, spero mi perdonerai...»






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Atto 4, parte 6: dal canale della Manica a via Vigna
Età contemporanea,‘900, ingresso negli anni 90. Versi liberi. 4rto schema metrico: AAAA BBBB -»







Salutato l’amico, in moonwalk raggiunsi
il nord del continente mio, quasi ad occhi chiusi...
lì lessi i titoli dei giornali diffusi                                                                
che dicevano: “Primo ministro donna per gli inglesi!”





Allor fu liberismo, che alla parola
sostituì il fatto e che della ripresa la strada calcola.
Esso, come prete, celebrò il matrimonio a mo’ di festicciola
con l’Hollywood americana e la sua stella.







Infine subentrò il Segretario russo,
che dei predecessori e del successor discusso
non sol per desinenza fu diverso,
ma per esser stato origin del deflusso.





Nel novantuno, durante il decimo mese,
a cavallo del caso lituano e delle pretese
d’indipendenza, per le relazioni tese
le dimissioni rassegnò nel suo paese.





In quel mese, il primo giorno, nacque il bimbo che c’è in me,
nella città che Piace per architettura e buon costume,
Primogenita, tra le figlie del reame,
dove il Po, curvando, crea svariate forme.







Giove mi munì di freccia e di raggi il Sol e la sua criniera,                      
poichè il prim respiro esalai di sera...
crebbi, poi, nel ciriacese, dove la stagione fredda è più severa,
nella via da cui prendo il cognome, che l’antico mezzo onora.






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Atto 5: Marte ed il futuro della Terra
III millennio -  età futura. Versi endecasillabi. 5nto schema metrico: AA BB -»







Or al termine la storia conduce:
poichè per ragione di tempo truce





l’esposizione orale si riduce
ad un’ora, in favor di vostra pace.






In pari sillabe ora preferisco
ivi trasmutare il racconto, al tacco.





D’Iraq e d’Israele, qui, sorvolo
e, quindi, dell’americano ruolo.





Di Phelps, di Totti, di Brady, ricordo
poichè per loro mostro gran riguardo.





Ma, avanti, il ciel, ora, gli umani scrutano:
i grattacieli s’alzan piano piano





dagli Emirati, all’Arabia, fin a Tokyo,
fino ad un miglio, quasi a sfidar Dio...




                                                                                                          
Infine di Maschera ci orneremo,                                                        
sfidando il rosso Marte, questo temo...                                             
              


                                                                                             
                                                                                                          
e da un supercontinente ad un altro,                                                 
l’obiettivo, là, sarà salvarsi, entro





l’assorbimento nel Sol della Terra,                                                 
allor dal conseguente effetto serra.         





                                                   

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FINE - THE END